Dal diritto all’obbligo: il modello francese di insegnamento della lingua nazionale

Tra il 2003 e il 2008 molti paesi europei hanno rafforzato la legislazione in materia di apprendimento e insegnamento della lingua nazionale, adottando una logica impositiva verso gli immigrati extraeuropei. Imparare l’idioma del paese che accoglie è così passato da diritto a obbligo, variamente connesso con l’ingresso, la residenza permanente e la cittadinanza.

L’Europa

L’Italia arriva per ultima al traguardo del rinnovamento, mentre molti Stati europei hanno già legiferato a più riprese: Danimarca (2003, 2006, 2010), comunità fiamminga belga (2003), Germania (2004, 2007, 2008), Grecia (2004, 2005), Norvegia (2005), Austria (2005), Paesi Bassi (2006, 2007), Francia (2007, 2008). Varia il livello di competenza linguistica richiesto agli immigrati: dal livello B1 preteso in Germania, ad esempio, si passa a un livello inferiore ad A1 nei Paesi Bassi e in Danimarca.

La Francia

Utile per l’Italia, il confronto con la Francia, che ha definito un livello intermedio tra A1 e A2, indicato con la sigla A1.1. Fin dagli anni ’60 la Francia ha investito su politiche di educazione e alfabetizzazione degli adulti stranieri e in materia di insegnamento della lingua nazionale. Utilizzando finanziamenti messi a disposizione dal Ministero del Lavoro, ha istituito corsi di lingua organizzati da volontari, sindacati, chiese e centri di formazione professionale. Ma è negli ultimi vent’anni che il settore della formazione linguistica dei migranti ha subito una vera e propria svolta, strutturandosi e perfezionandosi. Per avvalersi di fondi specifici, infatti, a partire dal 1995 le Associazioni sono costrette a partecipare a bandi nazionali; ciò ha implicato un consolidamento degli organismi più grandi e una maggiore professionalizzazione dei formatori impiegati nel settore dell’insegnamento della lingua nazionale.

Il DILF

Nel 2000, inoltre, sono state poste due pietre miliari alla base dell’edificio della lingua per migranti: il Contratto di Accoglienza e Integrazione (CAI) e il Diploma Iniziale di Lingua Francese (DILF, http://www.ciep.fr/dilf). Questo Diploma (livello A1.1, secondo il Quadro comune europeo di riferimento), concepito per andare incontro all’aumento di ingressi in Francia per ricongiungimento, è espressamente rivolto a persone non scolarizzate, o scarsamente preparate, con forti incertezze nella scrittura. Esso si differenzia dalla tradizionale Certificazione di competenza di lingua francese A2 (DELF), che è diploma rilasciato dal Ministero dell’Educazione. Il DILF viene invece fornito da una rete di agenzie accreditate, a costi variabili.

Il CAI e l’OFII

In base al sistema francese, il nuovo arrivato che stipula un Contratto di Accoglienza e Integrazione è accolto da un funzionario che ha il compito di supportarlo, valutando anche il suo livello di competenza linguistica e indirizzandolo, se necessario, verso un corso di formazione. L’Ufficio francese dell’Immigrazione e dell’Integrazione (OFII, http://www.ofii.fr/s_integrer_en_france_47/la_formation_cai_21.html) è l’organo predisposto all’insegnamento della lingua nazionale dei nuovi arrivati, ma anche degli immigrati installati da tempo nel paese.

Queste iniziative legislative lanciano un messaggio forte, volto a sottolineare l’importanza della padronanza della lingua da parte degli immigrati, ai fini della loro integrazione nella società e dell’inserimento a pieno titolo nella categoria di cittadini. Alcuni studiosi stanno iniziando ad applicare un nuovo approccio che tende a superare la definizione di lingua nazionale come Lingua seconda (L2) e individua un nuovo campo di analisi, quello del Francese Lingua di Integrazione e di Inserimento (FLII).

Messa da parte la passione per le sigle che sembra accomunare le istituzioni francesi e italiane, sarebbe utile proseguire il confronto con la Francia, studiando il funzionamento concreto della formazione offerta agli immigrati, in base a quantità e qualità del servizio di insegnamento della lingua nazionale: un sistema collaudato di gestione dell’insegnamento della lingua nazionale che potrebbe fornire all’Italia un valido esempio da seguire.

 

Notizie tratte da

H. Adami, V. Leclercq (éds), Les migrants face aux langues des pays d’accueil. Acquisition en milieu naturel et formation, Presse Universitaire du Septentrion, 2012

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