Seconde generazioni

Seconde generazioni

Criticità
Fin da piccoli, una quota di bambini di origine straniera rischiano di non avere gli strumenti necessari per la riuscita scolastica. Il 25% delle loro famiglie non li manda alla scuola dell’infanzia, contro il 3% degli italiani.

L’alunno che entra in classe appena arrivato ha bisogno dell’italiano per comunicare con insegnanti e compagni. Talvolta la scuola attiva laboratori  di italiano di 20-30 ore, ma sono del tutto insufficienti, soprattutto per i ragazzi ricongiunti grandicelli e inseriti alle scuole superiori. Il gap linguistico spesso penalizza anche nell’alunno nato qui, che a casa parla la lingua dei genitori; la scuola non sempre riserva un’attenzione specifica alla semplificazione  linguistica dei nuclei portanti della varie discipline.

Quando l’alunno accumula frustrazioni e ritardi nel primi ciclo, tende a svalorizzare lo studio e a preferire percorsi professionalizzanti. Nel biennio delle superiori abbandona la scuola un terzo dei ragazzi cresciuti con genitori stranieri. Adolescenti dall’identità incerta a cavallo tra due culture, talvolta pressati dalla famiglia (impresa avviata, criticità economica, ecc.) rinunciano prima del tempo a coltivare il loro potenziale. Scelte contingenti, riduttive, che pagheranno più avanti.

Nel Lazio il sistema scolastico non è ben attrezzato per insegnare l’italiano per comunicare (alunni neo-arrivati) e l’italiano  per lo studio disciplinare (nati qui). Il ricorso al volontariato della Rete deve corrispondere all’impegno della scuola di procedere nel rinnovamento didattico e organizzativo previsto dalle direttive del MIUR. Talvolta proprio l’impegno delle nostre produce un effetto “risveglio” nella dirigenza, nel personale docente, nella segreteria amministrativa. Molto dipende se la collaborazione scuola – associazione va nella direzione di un intervento organico, duraturo e copre un arco di iniziative che aprono la scuola al quartiere

Soluzioni praticabili
Alcune associazioni della Rete si sono specializzate nell’educazione linguistica all’interno scuola, come arricchimento dell’offerta formativa istituzionale, regolata da un accordo approvato in consiglio d’istituto. Piuculture, ad esempio, collaborando con molti istituti scolastici del Municipio 2°, ha progressivamente ampliato i servizi: traduzione in filippino e rumeno dell’offerta formativa, invio a chiamata di mediatori per i colloqui, corso per familiari, centro estivo con laboratorio L2, inter-cultura dentro e fuori la scuola. Dal 2010 l’associazione inoltre tesse legami con le comunità straniere che si raccontano nel settimanale online.

Malvina Fiorani ex dirigente dell’IC Laparelli racconta due modalità complementari di affrontare la pluralità linguistica. Nella scuola media, grazie all’associazione Anthea si sono svolti laboratori all’intero del gruppo classe, focalizzati sulle lingue disciplinari, che hanno sollevato un’attenzione nuova da parte dei docenti sulla dimensione linguistica (2016, fondi dell’istruzione scolastica). L’apertura di un’ala dell’edificio all’associazione Altramente (2013, ingresso indipendente, senza oneri per la scuola) si è trasformata nel tempo in “una sorta di zona franca in cui studenti, docenti, genitori e abitanti sentono di poter essere a scuola, senza stare a scuola”.

Nei comuni più piccoli come Genzano è importante mettere in rete più scuole, come il “Nessuno è straniero a scuola” dell’associazione CICAR: due istituti comprensivi impegnati da lungo tempo nell’inclusione scolastica (IC Francesco De Sanctis e Giuseppe Garibaldi), il centro 3- 5 anni e il doposcuola dove, oltre agli animatori volontari, fanno esperienza gli allievi delle superiori (Istituto Tecnico Sandro Pertini e Liceo di Lingue e Scienze umane Joyce Lussu).

Scuolemigranti incoraggia le iniziative volte a valorizzare i mesi estivi per dare continuità formativa e preparare al nuovo anno scolastico. Molti sono gli esempi, come Che Guevara e il centro estivo alla Winckelmann con Piuculture

Alla Rete afferiscono due Centri giovani aperti tutti i pomeriggi con laboratorio di italiano, attività creative corso, creatività manuale e digitale, musica, danza, teatro. Il Cemea del Mezzogiorno gestisce Fenix 19 in un’ala dell’Istituto Tosi e il MaTeMù gestito da Cies che si è inventato il tandem delle lingue.

Per appassionare allo studio adolescenti di origine straniera e riportarli a scuola a segnalato il biennio sperimentale dell’IIS Carlo Cattaneo organizzato insieme al CPIA 3; in un anno (circa 1.000 ore) viene svolto una formazione tecnica-professionale (senza qualifica, ma utile nel CV) e il programma per accedere al terzo anno d’istruzione superiore.

Nella Rete alcune associazioni sono impegnate con minori stranieri, che vivono nei centri convenzionati con il Comune, come Civico Zero e Bambini più Diritti. La formazione di questi adolescenti è molto impegnativa. Si tratta di condurli entro il compimento dei 18 anni a raggiungere un’autonomia di vita: lingua italiana, istruzione, responsabilità morale, autonomia economica e abitativa… La vastità del progetto richiede una rete di agenzie formative altrettanto estesa e forte: scuole, CPIA, centri professionali, servizi di accompagnamento al lavoro, tirocini e formazione aziendale. La legge Zanda ha istituito la figura del tutore volontario, che aiuta il minore a orientarsi nella formazione.  Borgo Ragazzi Don Bosco organizza le famiglie di riferimento per sostenere i ragazzi soli nel passaggio verso l’autonomia.

La scuola italiana è la massima agenzia pubblica di integrazione e molto si va facendo per adeguarla a un paese plurilingue e multiculturale che siamo diventati. Tuttavia gli esempi di criticità e soluzioni presenti in questa pagina mostrano quanto sia indispensabile l’intreccio tra scuola e agenzie del terzo settore, un mix pubblico-privato per garantire a bambini e ragazzi di origine straniera le stesse chance dei coetanei autoctoni.